lI bullismo si pone ormai come piaga sociale, alla pari della guida in stato di ebbrezza o di quello che fu il fumo nei locali pubblici. Problemi oggi non dico risolti, ma se non altro contenuti con un metodo molto semplice: colpendo il portafogli.
I comportamenti scorretti al volante (ebbrezza, cinture slacciate, limiti di velocità superati) sono forse l’esempio più chiaro del fatto che la paura di dover pagare è sempre il deterrente migliore.
Come combattere il bullismo
Per quanto se ne dibatta degli autovelox a tradimento, dei vigili nascosti o delle multe per “fare cassa”, la realtà è che se non corri, se hai le cinture, se non esageri coi bicchieri mica ti succede nulla. Altrimenti paghi. Soldi, patente, libertà personale. Così funziona, così minimizziamo il problema.
Vi è sicuramente un problema educativo di fondo: la scuola-servizio ci ha consegnato non solo più alunni maleducati, ma la normalità di una famiglia che non deve più educare i propri figli, delegando il tutto all’istituto.
È inutile voler correggere in corso d’opera questa problematica attraverso la regolamentazione della vita scolastica, se il problema vero risiede tra le mura domestiche.
Nei famigerati Itis ci sono studenti come quelli di Lucca e ci sono studenti da 100 e lode, per quante ne dica Serra.
Per cui si prenda il fenomeno del bullismo per le corna. Lo si renda un problema da risolvere, si responsabilizzino le famiglie come si farebbe in una società sana. Si definisca per legge che cosa costituisce l’atto di bullismo e si stabilisca un range di sanzione amministrativa da far pagare al genitore.
Il bullismo va punito severamente!
Senza margini di ricorso. I cattivi genitori potranno non capire gli insegnanti, i presidi, i tempi duri che viviamo: ma capiranno sicuramente se gli tocchi il portafoglio, proprio come gli autisti spericolati e i fumatori incalliti.
Si diano multe e si revochino gli aiuti di Stato a chi si macchia di atti di bullismo contro insegnanti, compagni o chicchessia. E per i casi gravi, si arrivi alle soluzioni in stile “solitaria”, con l’assunzione di un insegnante di sostegno – sempre a carico obbligatorio della famiglia in questione – che faccia portare a termine il ciclo scolastico del piccolo deviato in “isolamento”, nel rispetto di chi invece a scuola si impegna nello studio e nel rispetto altrui. Creando anche un po’ di occupazione, finanziata da privati.
Il bullismo è un grave problema sociale
Ma ciò non si fa se non si accompagna un piano vero di sostegno alle famiglie, che sicuramente delegano molto a nonni e insegnanti in quanto uno Stato sociale a parole e liberista nei fatti li addita chi non fa figli