L’herpes zoster è un’infezione che deriva dalla riattivazione del virus varicella-zoster dal suo stato di latenza in un ganglio della radice dorsale.
I sintomi solitamente iniziano con dolore lungo il dermatomero interessato, seguito dopo 2-3 die da un’eruzione vescicolare che è in genere diagnostica. Il trattamento consiste in farmaci antivirali somministrati entro 72 h dalla comparsa delle lesioni cutanee.
L’herpes zoster è un’infezione davvero pericolosa
L’herpes zoster infiamma i gangli sensoriali, la cute del dermatomero associato; e, talvolta, le corna anteriori e posteriori della sostanza grigia; le meningi, e le radici dorsali e ventrali. L’herpes zoster si verifica frequentemente nei pazienti anziani e negli HIV positivi ed è più grave negli immunodepressi; poiché in questi pazienti l’immunità cellulo-mediata è diminuita. Non ci sono fattori precipitanti ben definiti.
L’analisi statistica riporta che il rischio di sviluppare un infarto nei soggetti infettati dall’herpes zoster è maggiore del 59% e quello di essere colpiti da un ictus o ‘colpo apoplettico’ è del 35%. Inoltre lo studio riporta che il rischio aumenta nei soggetti di età inferiore ai 40 anni; nelle donne e nel primo anno dallo sviluppo delle dolorose vescicole che caratterizzano il Fuoco di Sant’Antonio.
Anche se nelle donne infettate è stato rilevato un livello inferiore di sedentarietà e minori probabilità di avere il vizio del fumo e dell’alcol, comunque queste hanno mostrato una probabilità maggiore di presentare ipertensione e colesterolo alto, quelli che sono i più comuni fattori di rischio per l’infarto.
Ciò che provoca l’infezione da herpes zoster è il virus-varicella zoster (VZV).
Si tratta di un virus tipicamente infantile che, dopo la guarigione dalla malattia, permane comunque in uno stato di quiescenza nell’organismo, pronto però a riattivarsi andando a sfruttare situazioni di basso livello di difese immunitarie.
Comunemente il Fuoco di Sant’Antonio si sviluppa nelle persone anziane e una sola volta nella vita (meno dell’1 percento dei casi lo presenta due volte), e provoca un’eruzione cutanea con dolorose e pruriginose vescicole, da cui appunto il nome “Fuoco di Sant’Antonio” oppure quello di “fiamme di Satana”, meno utilizzato.